Epigrammi by Marco Valerio Marziale

Epigrammi by Marco Valerio Marziale

autore:Marco Valerio Marziale
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-01-01T05:00:00+00:00


LIBRO SETTIMO

1.

Accetta la dura corazza della bellicosa Minerva, che incute timore perfino all’irata chioma di Medusa1. Finché non sarà portata, potremo, o Cesare, chiamarla corazza; quando coprirà il tuo sacro petto, sarà un’egida2.

2.

O corazza del nostro signore, impenetrabile alle saette sarmatiche, più sicura della corazza getica di Marte, che le liscie unghie di innumerevoli cinghiali hanno intessuto e reso sicura perfino contro i colpi della lancia etolica1: felice per la tua sorte, poiché ti sarà concesso di coprire il sacro petto del nostro dio e scaldarti alla fiamma del suo spirito. Va’ come sua compagna, acquistati, illesa, grandi trionfi e restituisci presto l’imperatore alla toga ricamata di palme2.

3.

Perché non ti mando, o Pontiliano, i miei libretti? Affinché tu, o Pontiliano, non mi mandi i tuoi.

4.

Poiché Oppiano, o Castrico, aveva una brutta cera, si mise a scrivere dei versi1.

5.

Se tieni in conto, o Cesare, i desideri del popolo e dei senatori e la vera gioia dei cittadini romani, rendi la tua divina persona ai voti che la chiedono. Benché giungano qui molte lettere adorne di lauro, Roma invidia il suo nemico. Egli vede da vicino il padrone del mondo: il barbaro è atterrito e nello stesso tempo gode del tuo volto1.

6.

È dunque vero che Cesare, tornando a noi dalle regioni Iperboree, si prepara a percorrere le vie Ausonie?1 Manca una prova sicura, ma tutti lo dicono: io ho fiducia, o Fama, in te, perché tu suoli dire la verità. Le lettere di vittoria testimoniano la pubblica gioia, le aste dei guerrieri hanno le punte rivestite di verde lauro. Evviva! Roma acclama di nuovo i tuoi grandi trionfi, e sei salutato, o Cesare, col nome di Invitto nella tua città. Ma perché ci sia ormai un motivo più sicuro di gioia, torna tu stesso annunziatore della vittoria sui Sarmati.

7.

Benché la nordica Orsa e la selvaggia Peuche e l’lstro riscaldato dai colpi degli zoccoli e il Reno, le cui malvagie corna sono state già tre volte vinte, trattengano te, o supremo reggitore del mondo e padre dell’universo, impegnato nel domare i regni di una perfida razza, tuttavia non puoi trascurare i nostri voti. Con gli occhi e con i cuori noi siamo costì, o Cesare; tu da solo tieni avvinto così fortemente il pensiero di noi tutti, che perfino il popolo ammassato nel grande Circo non sa dire se corra Passerino o Tigri1.

8.

Dettatemi ora, o gioconde Muse, scherzosi carmi, se pure qualche volta me ne dettaste: torna vittorioso dalla regione Odrisia il nostro dio1. O Dicembre, tu per primo realizzi i voti del popolo: ormai è lecito dire a gran voce: «Viene!» Felice per la tua sorte! Potevi essere onorato più di Gennaio, se ci davi la gioia che quello ci darà2. I soldati incoronati lanceranno allegri frizzi, quando seguiranno il trionfo in mezzo ai cavalli ricoperti di lauro. Voglia ascoltare benigno anche tu, o Cesare, i miei scherzi e i miei frivoli carmi, se lo stesso trionfo ama gli scherzi3.

9.

A sessant’anni Cascellio mostra talento: quando sarà un valente oratore?

10.

Eros è un sodomita,



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